Le aziende tutte, indistintamente e a prescindere dalle dimensioni o dai settori di riferimento, hanno un obiettivo: FARE UTILI. Tuttavia, non tutte individuano una strategia sana e sostenibile. Per raggiungere determinati obiettivi bisogna tenere conto di alcuni fattori; e quando dico “tener conto” intendo dire “avere rispetto”, nella pura accezione del termine. Le aziende, come si è detto, e giustamente, esigono dei risultati, e molto spesso lo esigono nel minor tempo possibile. Ed è qui che nasce un primo problema: questo non è possibile, ammenoché non si vogliano ottenere dei risultati lampo e non duraturi nel tempo. Il che potrebbe anche rappresentare un obiettivo, l’importante è che sia comunicato in maniera trasparente e che tutti i chiamati in causa ne siano a conoscenza. Se si ambisce, invece, ad una crescita sana, ossia sostenibile e che porti dei risultai non nel breve, bensì nel medio e lungo termine, bisogna pensare e agire in un modo più ecologico. Il management, gli azionisti, le proprietà sembrano non rispettare il fattore tempo. “Tutto e subito”, non importa come, l’importante è fare fatturato, attraverso ovviamente modalità lecite e con il minor sforzo possibile in termini di investimento economico. La professionalità, l’esperienza e la competenza dei collaboratori hanno un valore, hanno un loro “valore di mercato”. Questo non si può non riconoscere. Le aziende che definisco “arcaiche e masochiste” (purtroppo ancora tante, troppe) sono attratte anch’esse dalle professionalità eccellenti, ma non sono disposte a riconoscerne il “prezzo”. Ma a questo punto c’è qualcosa che stride: vuoi crescere, vuoi persone valide, ma non le vuoi gratificare. Il risultato è automatico: si attirano allora risorse poco competenti (quindi che costano poco) e con scarsa motivazione. Lascio a chi legge il compito di immaginare quale potrebbe essere lo scenario più logico derivante da questa miope “politica”.
Tutto ciò a scapito della qualità del prodotto finale, dei clienti, del mercato e soprattutto dei collaboratori, siano essi dipendenti o agenti di vendita.
L’azienda è un organismo vivente complesso, costituita da prodotti, servizi, macchinari, strategie, procedure… e persone.
In un mondo cosi veloce, in sempre più rapida evoluzione, queste aziende, le organizzazioni, gli imprenditori e i manager devono reggere il passo con continui cambiamenti esterni e strategici interni.
Spesso tale cambiamento crea una sorta di destabilizzazione all’interno dell’organizzazione che, sostanzialmente, entra in crisi.
In altri termini “si ammala”.
E’ questo il momento in cui l’azienda è costretta a trovare rapidamente nuove ed efficaci soluzioni; in caso contrario è destinata a soccombere.
Come ogni sistema vivente anche l’azienda é dotata di un’anima e, come tale, necessita di quella spinta vitale per raggiungere i suoi scopi esistenziali, nel nostro caso produttivi, di servizio, economici o sociali.
Quest’anima “strategica” è creata ed alimentata dalle relazioni tra gli esseri umani che al suo interno vivono ed agiscono, così che anche quando la sua complessità li travalica, restano sempre e comunque loro a costruire ciò che subiranno o impareranno a gestire.
Trattare dell’anima strategica dell’azienda significa, allora, occuparsi del fattore umano che crea, alimenta e talvolta avvelena o distrugge l’organizzazione, sebbene involontariamente. Ma é anche in grado di guarirla o migliorarne i risultati.
Non solo: se correttamente e tempestivamente preservata, quest’anima può essere in grado di scongiurare destabilizzazioni ancor prima che queste siano eventualmente causate dai cambiamenti fisiologici sopra citati.
Ma quante sono le aziende oggi in Italia, che hanno a cuore questa anima “strategica”?
Secondo la Top Employers Institute, sono ancora poche, sebbene in crescita; e quelle che hanno compreso l’importanza di porre al centro le persone e i loro talenti, in luogo, dei clienti, dei prodotti o dei profitti immediati, stanno ottenendo risultati esorbitanti.
Perché hanno dei valori, hanno un credo.
Perché banalmente, valorizzano le persone.
E’ un processo che richiede più energie, più tempo, certo, ma sicuramente si rivelerà maggiormente efficace e duraturo.
La comunicazione strategica in azienda, oggi, può diventare determinante, risolutiva, efficace e diretta allo scopo, mediante un percorso di empowerment.
Ossia di un per-corso che prevede una serie di strumenti che mirano a salvaguardare la salute dell’organismo azienda. Come ad esempio corsi di formazione esperenziale, unitamente a percorsi mirati di crescita personale e professionale come il coaching o il counseling che tendono a sviluppare quell’insieme di conoscenze, abilità relazionali e competenze che permettono a un singolo o a un gruppo di porsi obiettivi e di elaborare strategie per conseguirli, utilizzando le risorse esistenti.
Una formazione sana e funzionale é un atto fertile in quanto genera, costruisce e produce cambiamento.
Il modello basato sulla relazione e sull’attenzione alla persona, promuove la partecipazione e il coinvolgimento di tutto il sistema delle risorse umane, la responsabilizzazione diffusa, l’autostima, la collaborazione e la valorizzazione reciproca.
L’individuo, in quest’ottica organizzativa, acquisisce fiducia nelle proprie possibilità e soprattutto nell’azienda per cui lavora, non teme i cambiamenti, anzi, si impegna per gestirli, è disposto a correre rischi, riconosce i propri errori e diventa un vero e proprio alleato dell’organizzazione.
Il valore di una relazione sana tra azienda e collaboratore, si concretizza in azioni che accompagnano e sostengono il progresso della società intera.
Una formazione sana e funzionale é un atto fertile in quanto genera, costruisce e produce cambiamento.